conferenza stampa del 10 gennaio 2024 - I disarmisti esigenti per una difesa che ripudi la guerra - la proposta di corpi civili di pace europei

20.01.2024

DA PARTE DI ALFONSO NAVARRA - COORDINATORE DEI DISARMISTI ESIGENTI - cell. 340-0736871


TEMA: LA PROPOSTA DI CORPI CIVILI DI PACE EUROPEI PER UN MODELLO DI DIFESA CHE RIPUDI LA GUERRA

(E GLI AIUTI MILITARI AI PAESI IN GUERRA)


I Disarmisti esigenti, membri ICAN e WAR RESISTERS' INTERNATIONAL, in collaborazione con Per la scuola della Repubblica (contattare coordinamentodisarmisti@gmail.com – sito web www.disarmistiesigenti.org – cell. 340/0736871)


hanno tenuto la conferenza stampa sul tema sopra menzionato.


La conferenza stampa si è svolta a Roma, mercoledì 10 gennaio 2024, presso il CESV di via Liberiana 17, (dalle ore 11:00 alle ore 13:00)


L'evento, come si è accennato, si è svolto praticamente in contemporanea con il voto delle mozioni parlamentari che hanno dato indirizzo al governo per continuare a portare avanti gli aiuti militari all'Ucraina in guerra. (Anche il PD ha votato in questo senso, ma stavolta ha evitato la convergenza sulle mozioni degli altri partiti pro-governo Zelensky).

Una registrazione dell'incontro la si può visionare su Radio radicale al seguente link:

https://www.radioradicale.it/scheda/717677/conferenza-stampa-sulla-proposta-di-corpi-civili-di-pace-europei-per-un-modello-di


Sono intervenuti:

Alfonso Navarra - coordinatore dei Disarmisti esigenti

Cosimo Forleo - Associazione Per la scuola della Repubblica

Antonella Nappi - femminista, Difendiamo la salute

(Al link sopra indicato di Radio radicale segnaliamo il suo intervento, incentrato sulle seguenti considerazioni. "Noi siamo molto favorevoli a Corpi di Pace perché bisogna rompere la cultura egoistica e delirante, legata al patriarcato, di chi vuole vincere e annientare il nemico.(...) Le siciliane, le catanesi, proprio in una riunione nazionale femminista organizzata dalla Libreria delle donnne dicevano: " Il corpo di pace deve essere prima di tutto il mio, il tuo, il nostro. Fare spazio alle attenzioni per gli altri contendenti, per le altre forze, per gli altri desideri, così da poterli organizzare in una mediazione".

Rosa Omodei - WILPF Italia (in attesa di conferma come eventuale promotrice)

Fabrizio Truini - Pax Christi

Si citano anche i contributi scritti di Alessandro Capuzzo - Tavola della Pace del Friuli Venezia Giulia; Maria Carla Biavati - già vicepresidente dei Berretti Bianchi; Gianmarco Pisa (Rete IPRI-CCP) e di Tonino Drago (già presidente del Comitato per la difesa civile non armata e nonviolenta)

Marianella Sclavi - del progetto Movimento europeo per l'azione nonviolenta, si è presentata a sorpresa e ha potuto esporre l'opinione opposta di corpo civile di pace rispetto a quella degli organizzatori perché schierata per il sostegno alla resistenza armata ucraina.


Disarmisti esigenti & partners hanno presentato la proposta, rivolta al Parlamento europeo, che aprirà la sua prima sessione del 2024 il 15 gennaio, di istituzionalizzare ambasciate di pace e corpi civili di pace a livello europeo, come da idea originaria (1994) di Alex Langer.

A loro parere, il problema fondamentale da individuare e risolvere è quello della indipendenza strategica ed operativa degli strumenti di intervento nonviolento da sperimentare per prefigurare, oltre la fondamentale prevenzione dei conflitti, una risposta alternativa ai bisogni di sicurezza e di difesa delle popolazioni. Questo in sintonia con l'ammonimento che Papa Francesco continua a ripetere accoratamente: "Oggi non esistono guerre giuste! La guerra è sempre una sconfitta!"

La conferenza ha anche preceduto il presidio, che si svolgerà la settimana successiva al voto delle mozioni pro armi a Kiev, dei "digiunatori per coerenza pacifista", al Pantheon contro il decreto legge ombrello che consente gli aiuti militari all'Ucraina mediante semplici atti amministrativi comunicati al COPASIR.

Siamo tuttora in attesa dell'adesione di esponenti di movimenti e di forze politico-istituzionali che intendono battersi in Europa per il principio costituzionale italiano del "ripudio della guerra": una innovativa modalità di difesa difensiva con significativa componente non armata e nonviolenta.

Per maggiori info e approfondimenti ecco un link: 

In allegato "Lettera agli eurodeputati", "Note sui CCP per principianti" e alcuni interventi scritti, raccolti in un file, pervenuti per contribuire alla nostra proposta (Capuzzo, Drago, Pisa, Paschetto, Maria Carla Biavati

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Qui di seguito anche il resoconto pubblicato su Reti solidali, l'organo del CESV del Lazio, dove si è svolta la conferenza.

UCRAINA, MENO SPESE PER LA DIFESA E PIÙ DIALOGO DI PACE

Per la soluzione del conflitto il taglio degli aiuti militari e l'invio dei Corpi Civili di Pace. Lo chiedono Disarmisti Esigenti e Associazione per la Scuola della Repubblica in un incontro a Roma. Navarra: «Vorremmo il disarmo completo, ma partiamo dagli armamenti che non servono per difendersi»

di Maurizio Erminio – 16 gennaio 2024

«L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo». È il famoso, e importantissimo, Articolo 11 della Costituzione Italiana, quello conosciuto semplicemente con le parole «L'Italia ripudia la guerra», parole superate spesso negli ultimi trent'anni grazie ad altre parole, grazie alle quali il nostro Paese ha in qualche modo partecipato a conflitti, denominandoli «missioni di pace» o di «polizia internazionale». Lo scorso 10 gennaio la Camera ha approvato con 190 voti a favore, 49 contrari e 60 astenuti la risoluzione di maggioranza a proposito degli aiuti all'Ucraina. Nelle stesse ore, a Roma, Disarmisti Esigenti e Associazione Nazionale per la Scuola della Repubblica, insieme a numerose organizzazioni per la pace e la non violenza, in un incontro a Roma lanciavano un appello per il rispetto del costituzionale ripudio della guerra attraverso il taglio del bilancio della difesa e degli aiuti militari al governo ucraino. E il coinvolgimento dei Corpi Civili di Pace come aiuto nella soluzione del conflitto in Ucraina.

Tagliare un terzo dei 30 miliardi di spesa per la difesa

«Come Disarmisti Esigenti, ogni volta che il Parlamento si pronuncia per spedire armi al governo ucraino ci mobilitiamo con digiuni e presidi» ha esordito Alfonso Navarra, portavoce dei Disarmisti Esigenti. «Per noi è importante essere contro questa partita della guerra, cercare di rappresentare la volontà maggioritaria del popolo italiano che non vuole il coinvolgimento dell'Italia. Abbiamo lanciato una proposta per un taglio delle spese militari. Di quei 30 miliardi in bilancio se ne potrebbe tagliare un terzo, perché vogliamo un modello di difesa "costituzionale". Le armi devono cioè servire non a fare attacchi all'estero, ma semplicemente a difendere i confini. Lo chiede l'Articolo 11 della Costituzione, che dice che l'Italia ripudia la guerra». «"L'Italia ripudia la guerra" significa che non vogliamo un bilancio per le spese per la difesa orientato per attrezzarsi a guerre ad alta intensità» continua Navarra. «L'ultimo vertice NATO ha stabilito che ogni Paese dovrebbe stanziare, come tetto minimo, il 2% di Pil per le spese per la difesa, per attrezzarci alla minaccia di guerre sempre più forti, intense. Il 2% del Pil per l'Italia significa che dovremmo passare dagli attuali quasi 30 miliardi a 38. Dovremmo attrezzarci, noi che ripudiamo la guerra per Costituzione, a guerre ad alta intensità. Tutte queste spese non solo sono un insulto ai bisogni pubblici delle persone, come la scuola e la sanità, ma sono anche contrarie al carattere pacifista della nostra Costituzione. Noi vorremmo arrivare al disarmo completo, ma intanto partiamo dagli armamenti che non servono per difendersi ma servono per attaccare».

Corpi Civili di Pace: far valere il dialogo fra le parti in guerra

Ma nelle richieste dei Disarmisti Esigenti c'è anche un altro aspetto. «La difesa deve essere difensiva e non un modello offensivo o nuclearizzato, come ci è imposto all'interno della NATO» spiega Navarra. «Di questa difesa difensiva fa anche parte la componente civile non armata e non violenta, una difesa senza armi ma basata sulla forza dell'unità popolare, delle relazioni sociali». «La non violenza è una forza» continua. «È la forza dell'unità popolare che cerca obiettivi di verità e di giustizia. Ha vinto in tante lotte. Vorremmo una difesa che fosse basata su questo concetto». Ed ecco la proposta dei Corpi Civili di Pace. «Vogliamo che ci siano garanzie per i Corpi Civili di Pace, che siano a sostegno del loro obiettivo, quello di cercare interposizioni non violente, di far valere il dialogo fra le parti in guerra, di fare diplomazia popolare di base. Il corpo civile di pace deve essere indipendente, ma non perché lo scrive su un documento. Ma dobbiamo avere delle garanzie. La nostra proposta è che sia alle dipendenze del segretario generale dell'ufficio disarmo dell'Onu». I Corpi Civili di Pace, secondo Navarra, non devono essere a supporto della resistenza armata ucraina, perché sarebbe uno stravolgimento del loro senso. Serve prendere dei giovani volontari europei e dei formatori che li preparino. «Come possiamo formare alla non violenza dicendo che dobbiamo essere a supporto della resistenza armata ucraina in forma di guerra?» si chiede il portavoce dei Disarmisti esigenti. Una resistenza che, fra l'altro, sta ottenendo proprio la distruzione del bene che vorrebbe difendere. «Vuoi difendere l'Ucraina?» si interroga Navarra. «Ora così hai centinaia di migliaia di morti, due milioni di profughi all'estero, dieci milioni di profughi interni, mille miliardi di danni, un Paese in macerie».

Ucraina: un dialogo sull'azione nonviolenta come base di partenza

Chi lavora da decenni per i Corpi Civili di Pace è Maria Carla Biavati, già vicepresidente dei Berretti Bianchi. «Da più di quarant'anni lavoro insieme ad alcune associazioni per promuovere la nonviolenza attiva come strumento privilegiato per la mitigazione, il superamento e anche la soluzione dei conflitti» ha spiegato nel suo intervento. «Nella nostra esperienza in varie aree di conflitto abbiamo potuto sperimentare l'importanza della presenza civile, per una migliore comprensione delle motivazioni alla base dei conflitti. La nostra esperienza è stata possibile perché eravamo civili disarmati e i nostri unici strumenti erano il dialogo e la condivisione». E proprio questi strumenti potrebbero essere la soluzione agli attuali cruenti conflitti che non accennano a fermarsi. «Se il diritto internazionale non si può praticare e se la risposta alle lotte nonviolente è stata militare ed armata, l'unica via per abbattere il muro omertoso che circonda queste azioni è l'interposizione tramite l'istituzione di Corpi Civili di Pace, con la partecipazione di cittadini da tutti i paesi del mondo» ragiona Maria Carla Biavati. «Utopico, forse, ma sicuramente le popolazioni che partecipano alle proteste se coinvolte in un coraggioso e limpido dialogo sull'azione nonviolenta potrebbero essere una buona base di partenza».

I Corpi Civili di Pace in Kosovo e in Palestina

Ma in che cosa consiste l'azione dei Corpi Civili di Pace? Alcuni esempi possono contribuire a spiegarla. Nella regione della Kamenica, nel Kosovo, insieme a padre Lush Gergj, un sacerdote cristiano amato e stimato anche dalla popolazione mussulmana, sono stati organizzati degli incontri pubblici volti a convincere la popolazione ad interrompere il ciclo di vendette violente verso gli abitanti di origine serba. A Hebron, in Cisgiordania, Palestina, nella città vecchia si sono insediati circa 600 coloni difesi da oltre 1000 militari, e la vita dei Palestinesi che abitano in loro prossimità è continuamente a rischio: un gruppo di volontari ha fondato Youth Against Settlements e ha istituito squadre armate di cellulari con numeri di emergenza che intervengono immediatamente appena chiamate da cittadini in pericolo. Nei villaggi palestinesi in Cisgiordania, in aiuto alle famiglie minacciate dai coloni armati durante la raccolta delle olive, dei giovani ebrei, insieme a volontari italiani, fanno la scorta disarmata ai contadini per impedire gli attacchi dei coloni armati.

Parlare di pace: si comincia dalla scuola

Ma di pace, in Ucraina e ovunque nel mondo, si deve continuare a parlare, a partire dalle scuole. «È assolutamente importante che a scuola si faccia questo lavoro, che si parli di queste cose» spiega Cosimo Forleo, dell'Associazione Nazionale per la Scuola della Repubblica. «Io, docente oramai in pensione, ho assistito fino allo scorso anno a esami di stato dove si discuteva soltanto della Prima Guerra Mondiale. Di tutto il resto non si sa nulla. Non si può assistere a studenti che dicono che la Seconda Guerra Mondiale è iniziata nel 1968: non hanno idea di cosa sia il Novecento». «È dalle scuole che bisogna iniziare a discutere del perché di questi conflitti» continua. «Anche se abbiamo di fronte studenti che inneggiano ad Hamas o a Netanyahu noi abbiamo il dovere di confrontarci con questi ragazzi e aiutarli a capire questi conflitti».

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