Ucraina, ok Senato al Dl armi con 113 sì e 18 no - info in vista della conf stampa di oggi

27.01.2024

In vista della conferenza stampa del 25 gennaio, indetta dai Disarmisti esigenti, cui siete invitati come pubblico. Roma, 25 gennaio 2024 (oggi) -c/o CSV via Liberiana, 17 - dalle ore 11:00 alle ore 12:30.
Tema: le 7 magnifiche campagna per un'Europa di pace. 

Ucraina, ok Senato con 113 sì e 18 no al Dl armi
Durante la discussione del decreto per la proroga di armi a Zelensky il capogruppo leghista Romeo presenta un documento che chiede una rapida soluzione del conflitto, poi il testo viene limato. Patuanelli (M5s): stop alle armi
di Mariolina Sesto - Sole 24 Ore - 24 gennaio 2024 I punti chiave
Il caso dell'Odg della Lega
Odg Lega: nessuno vince, serve impegno diplomatico
Patuanelli: M5s sottoscrive odg della Lega e lo vota
I pentastellati: la Lega sia coerente e chieda stop armi
Ok odg Lega 'corretto' con 110 sì, M5s non vota L'Aula del Senato ha approvato con 113 voti favorevoli, 18 contrari e 0 astenuti, il ddl di conversione del decreto-legge n. 200/2023 per la proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina. Il caso dell'Odg della Lega
Durante la discussione del provvedimento ha suscitato clamore un Odg presentato dalla Lega che chiedeva al governo di impegnarsi "nelle competenti sedi europee, di una concreta e tempestiva iniziativa volta a sviluppare un percorso diplomatico, al fine di perseguire una rapida soluzione del conflitto" in Ucraina. L'odg leghista (partendo dal presupposto che nessuna delle due parti può vincere) viene presentato di prima mattina dal capogruppo della Lega a palazzo Madama, Massimiliano Romeo, al decreto legge sulla proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina all'esame dell'Aula del Senato. Ma il documento crea imbarazzo nel governo. E nel giro di qualche ora è la stessa Lega a limarlo. Limato odg Lega, via riferimenti a Crosetto e aiuti
L'odg della Lega sull'Ucraina viene asciugato rispetto all'originale in attesa delle ultime limature prima del voto in Aula al Senato. Dal testo saltano gran parte delle premesse. In particolare quelle che si riferiscono alle comunicazioni del ministro della Difesa Guido Crosetto sulla controffensiva dell'Ucraina; via anche la parte sull'opinione pubblica italiana che "non supporta più pienamente gli aiuti militari". Aggiunto all'impegno finale l'invito, in un percorso diplomatico, a "perseguire una soluzione del conflitto per giungere a una pace nel ripristino del diritto internazionale". Odg Lega: nessuno vince, serve impegno diplomatico
Ma cosa diceva il testo presentato originariamente? Secondo la Lega "i numerosi sforzi della comunità internazionale" si sono rivelati "essenziali ma non sufficienti per neutralizzare la minaccia russa". "È essenziale - sottolinea - sviluppare una visione di come finirà la guerra; i ventitré mesi di combattimenti hanno chiarito che nessuna delle due parti ha la capacità di ottenere una vittoria militare decisiva sull'altra". Uno scenario che "rischia di complicarsi ulteriormente nel breve periodo". Il documento sottolinea inoltre che "l'assistenza americana in Ucraina (che ha superato i 44 miliardi di dollari dall'inizio dell'invasione russa) è ferma per assenza di fondi" Anche in Italia l'opinione pubblica, fa notare il testo, "non supporta più pienamente gli aiuti militari che il nostro Paese continua a inviare in sostegno all'esercito ucraino e auspica una soluzione pacifica e diplomatica del conflitto". Patuanelli: M5s sottoscrive odg della Lega e lo vota
"Chiederemo di poter sottoscrivere l'odg del senatore Romeo e voteremo a favore. Ne condividiamo totalmente le premesse e anche se il dispositivo d'impegno al Governo non accenna al necessario stop alla fornitura di armi, riteniamo sia implicito proprio dalla lettura delle premesse". Lo annuncia ad Affaritaliani.it il capogruppo al Senato del Movimento 5 Stelle Stefano Patuanelli intervenendo sull'odg presentato dal capogruppo del Carroccio a Palazzo Madama Massimiliano Romeo che chiede un impegno diplomatico, al fine di perseguire una rapida soluzione del conflitto tra Ucraina e Russia. I pentastellati: la Lega sia coerente e chieda stop armi
"Bene che la Lega si sia svegliata venendo sulle nostre posizioni riguardo all'urgenza di iniziative negoziali, ma ci vuole coerenza: non si può parlare di pace mentre si continua ad alimentare la guerra inviando armi. La Lega abbia coraggio e sia conseguente: faccia un passo in più chiedendo esplicitamente lo stop all'invio di armi" aggiunge il presidente dei senatori M5S Stefano Patuanelli. Ok odg Lega 'corretto' con 110 sì, M5s non vota
Alla fine l'ordine del giorno, proposto dalla Lega sulla guerra in Ucraina, è stato approvato dal Senato con 110 voti favorevoli, nessuno contrario e sette astenuti. I senatori di Avs e del M5s non hanno partecipato al voto mentre il Pd ha votato a favore. Il testo è stato riformulato in gran parte delle premesse (per lo più cancellate) e nell'impegno finale (con l'aggiunta, alla via diplomatica, del "ripristino del diritto internazionale").

In vista della conferenza stampa del 25 gennaio, indetta dai Disarmisti esigenti, cui siete invitati come pubblico. Roma, 25 gennaio 2024 (oggi) -c/o CSV via Liberiana, 17 - dalle ore 11:00 alle ore 12:30.
Tema: le 7 magnifiche campagna per un'Europa di pace. 

Lega pacifista per tre ore. Poi arriva la retromarcia
UCRAINA. «Italiani stanchi del sostegno militare»: poi il testo dell'odg del capogruppo Romeo cambia. Sì del Senato al nuovo invio di armi a Kiev: 113 sì e 18 no. Il Pd vota col governo, contrari 5S e rossoverdi
Andrea Carugati il Manifesto 25 gennaio 2024
Matteo Salvini folgorato sulla via della pace in Ucraina? O su quella già sperimentata dell'amicizia con Vladimir Putin? Fatto sta che ieri, durante il voto in Senato sul decreto di fine dicembre che autorizza l'invio di armi a Kiev per tutto il 2024, l'ordine del giorno del capogruppo leghista Massimiliano Romeo è stato il vero protagonista. Nel testo, che poi è stato drasticamente cambiato dopo una serie di contatti tra Meloni e Salvini, si invitava il governo a una «concreta e tempestiva iniziativa diplomatica per una rapida soluzione del conflitto». Concetto che è rimasto anche nel testo finale, mentre sono state cancellate le premesse che descrivevano l'impossibilità di una vittoria militare dell'Ucraina, il progressivo disimpegno degli Usa (in particolare nel caso di una vittoria di Trump a novembre) e la stanchezza dell'opinione pubblica italiana che «non supporta più pienamente gli aiuti militari all'esercito ucraino». Insomma, il concetto espresso dal capogruppo salviniano è che le armi e le sanzioni non hanno fiaccato Mosca e che la «controffensiva ucraina non ha dato i risultati attesi». E che dunque ora bisogna cambiare strada. Non c'era un esplicito riferimento allo stop all'invio di armi, ma il concetto si avvicinava molto, tanto che il M5S si era detto disponibile a sottoscrivere e votare l'odg di Romeo. Che però è stato modificato e poi messo al voto in Senato, ottenendo 110 sì, compresi quelli del Pd (mentre i 5s non hanno partecipato al voto). «Un odg scritto in cirillico», l'attacco di Enrico Borghi di Italia Viva, pronti a ricordare i rapporti di Salvini con Mosca e ad accusare i partiti di governo: «Stanno facendo dei giochini tirando in ballo la politica estera, sull'Ucraina la maggioranza non esiste più». Anche il dem Alessandro Alfieri ha criticato la «posizione ondivaga della maggioranza». «La Lega lo fa per lucrare qualche voto? La politica estera non è terreno per strumentalizzazioni da campagna elettorale». «La Lega ha fatto un vero e proprio giro della morte. Prima si dissocia dalla linea bellicista, poi gli uomini di Salvini sono stati rimessi in riga», l'accusa del 5s Patuanelli. «È una posizione mia, non tirate in ballo Salvini», si è difeso in aula Romeo. «La mia idea è stata travisata per minare la coesione della maggioranza, sarebbe folle smettere di sostenere la resistenza ucraina». Nel merito però il leghista sottolinea la necessità di un «negoziato»: «La politica deve tornare a essere protagonista, da cristiano penso che i conflitti si risolvano con la politica». Un colpo al cerchio e uno alla botte, ma il "pizzino" alla premier è arrivato. Nel voto finale sull'invio di armi si registra il rientro nei ranghi del Pd, che vota a favore del decreto del governo. «Noi sempre coerenti nel supporto a Kiev, l'Italia non può essere il ventre molle dell'occidente, non possono esserci scuse per far venire meno il nostro sostegno», ha detto Alfieri. «Meloni e Salvini saranno disposti a chiedere al loro amico Orban di togliere il veto al pacchetto di aiuti da 50 miliardi a Kiev e ad impegnarsi per una difesa comune Ue?». Netto il no di Sinistra-verdi e M5S, che hanno denunciato il fallimento della strategia militare e hanno ribadito con Peppe de Cristofaro la richiesta di «interrompere l'invio di armi» per reclamare l'avvio di un «vero negoziato di pace». «Perché ripetere comportamenti che fino ad oggi non hanno funzionato come si sperava?», gli ha fatto eco Bruno Marton dei 5s. Alla fine il decreto armi è passato con 113 sì e 18 contrari. Con le opposizioni ancora divise, come avviene ormai da tempo, e la maggioranza che registra le prime crepe. Altro round alla Camera sul Medio Oriente. Nicola Fratoianni ha interrogato Meloni al question time: la premier ha espresso il suo disaccordo con le frasi di Netanyahu sul no a uno stato palestinese, il leader di Si l'ha incalzata, chiedendo un cambio di passo: «I vostri appelli non bastano, il governo italiano deve fare di più per non essere complice dello sterminio a Gaza». Tra le richieste anche il riconoscimento dello Stato di Palestina. Tema su cui il Pd presenterà una mozione a fine mese. Ieri Schlein ne ha discusso con la segreteria dem. «Chiederemo il cessate il fuoco e al governo italiano il riconoscimento della Palestina in modo inequivocabile», ha detto la segretaria.

In vista della conferenza stampa del 25 gennaio, indetta dai Disarmisti esigenti, cui siete invitati come pubblico. Roma, 25 gennaio 2024 (oggi) -
c/o CSV via Liberiana, 17 - dalle ore 11:00 alle ore 12:30.
Tema: le 7 magnifiche campagne per un'Europa di pace.
Mercoledì 24 Gennaio 2024 - 149ª Seduta pubblica del Senato della RepubblicaOdg
Resoconto stenografico
(La seduta ha inizio alle ore 10:04)
(...) L'Assemblea ha approvato il ddl n. 974 di conversione in legge del decreto-legge 21 dicembre 2023, n. 200, recante disposizioni urgenti per la proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina. Il provvedimento va all'altro ramo del Parlamento.
Il relatore, sen. Barcaiuolo (FdI), ha illustrato il provvedimento, composto di due articoli, che propone la proroga fino al 31 dicembre 2024 dell'autorizzazione alla cessione di mezzi militari all'Ucraina, in linea con gli impegni internazionali assunti dall'Italia. Il testo richiama l'articolo 2-bis del dl n. 14 del 2022, che, previo atto di indirizzo delle Camere, autorizza la cessione in deroga a normative precedenti; i Ministri della difesa e degli affari esteri devono presentare rapporti trimestrali al Parlamento sulla situazione. L'articolo 2 prevede l'entrata in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione. La relazione tecnica sottolinea che l'attuazione della disposizione non comporta nuovi oneri finanziari, poiché i mezzi oggetto di cessione sono già disponibili e le spese connesse saranno coperte dalle risorse disponibili a legislazione vigente.
Al termine della discussione generale, alla quale hanno preso parte alla i sen. Losacco, Sensi, Casini (PD), Terzi di Sant'Agata, Ester Mieli (FdI), Scalfarotto (IV), Magni (Misto-AVS), Paroli (FI-BP), Cataldi (M5S) e Stefania Pucciarelli (LSP), il relatore Barcaiuolo ha rimarcato la coesione della maggioranza su una posizione che fa dell'Italia un protagonista internazionale, riconoscendo varie posizioni legittime nelle opposizioni. Il Sottosegretario alla difesa Perego di Cremnago ha respinto l'idea che la soluzione diplomatica sia in contrasto con l'aiuto militare e sottolineato la necessità di difendere la democrazia e i valori fondamentali, affermando che investire nella deterrenza è cruciale per la stabilità e la pace nel continente. Sono stati respinti i due emendamenti all'articolo 1 ed è stato accolto ed approvato l'ordine del giorno G1.1 a firma Romeo (LSP), in un testo riformulato, che impegna il Governo a sviluppare un percorso diplomatico per giungere a una pace nel ripristino del diritto internazionale. In risposta alle accuse su un presunto cambio di passo della Lega e di divergenze in senso alla maggioranza in tema di politica estera, il sen. Romeo ha tenuto a precisare che l'ordine del giorno non contiene alcun disimpegno nel sostenere la resistenza ucraina.
Nelle dichiarazioni finali sono intervenuti, a favore del provvedimento, i sen. Calenda (Misto-Az), che ha messo in guardia sul possibile collasso dell'Europa in assenza di un consenso unitario sulla difesa dell'Ucraina e ha avvertito che, in caso di divisione, l'Italia potrebbe essere particolarmente vulnerabile; Giovanna Petrenga (Cd'I) che, criticando la debolezza della politica estera europea e la mancanza di una difesa comune di fronte alla crisi ucraina, ha ribadito l'importanza della solidarietà delle democrazie occidentali; Spagnolli (Aut) che, richiamando l'attenzione sulla complessità delle guerre moderne, ha invocato chiarezza da parte del Governo riguardo a una strategia comune europea per affrontare la situazione e mettere fine al conflitto; Borghi Enrico (IV), che ha espresso preoccupazione per le tensioni interne alla maggioranza e sottolineato l'importanza della deterrenza come strumento per garantire la pace; Stefania Craxi (FI-BP), che ha enfatizzato la necessità di difendere i valori e le regole del diritto e affermato che il sostegno militare è fondamentale in un contesto di attacchi ibridi e instabilità internazionale; Paganella (LSP), che ha evidenziato la necessità di una riflessione realistica sulla situazione di stallo, criticando l'efficacia delle sanzioni economiche contro la Russia, evidenziando la riorganizzazione economica russa e la formazione di nuove alleanze; Alfieri (PD), che ha chiesto iniziative concrete, come aiuti economici e sostegno all'adesione di Paesi europei alla NATO, per rafforzare la posizione dell'Europa e favorire la pace; Menia (FdI), che ha riflettuto sulle dinamiche geopolitiche globali e richiamato l'importanza della solidarietà occidentale e la necessità di difendere valori come il diritto internazionale, l'inviolabilità dei confini e l'autodeterminazione dei popoli. I sen. De Cristofaro (Misto-AVS) e Marton (M5S) hanno dichiarato un voto contrario: AVS ha messo in discussione la dipendenza dagli Stati Uniti ed espresso preoccupazione per le conseguenze economiche dell'inflazione causata dalla guerra in corso; M5S, secondo cui la strategia dell'invio di armi è fallimentare non avendo portato ai risultati sperati, ha paventato una possibile escalation del conflitto, ricordando che il Movimento 5 Stelle ha proposto una conferenza di pace permanente per l'Ucraina già un anno fa.
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